IL RUMORE DELLA MEMORIA. ARTE E IMPEGNO CIVILE PER I 50 ANNI DEL MUSEO AL DEPORTATO

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IL RUMORE DELLA MEMORIA.
Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato
Carpi (MO), Musei di Palazzo dei Pio
27 gennaio – 1°maggio 2024

 

MUSEI DI PALAZZO DEI PIO
Carpi (MO), piazza dei Martiri, 68
Info:   tel. 059/649955 – 360
Palazzodeipio.it/imusei

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27.01.2024 01.05.2024

Carpi, Musei di Palazzo dei Pio

LA MOSTRA IL RUMORE DELLA MEMORIA. ARTE E IMPEGNO CIVILE PER I 50 ANNI DEL MUSEO AL DEPORTATO INAUGURA LA STAGIONE ESPOSITIVA 2024 DEI MUSEI DI PALAZZO DEI PIO

 

A cura di Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi

Sabato 27 gennaio 2024, nel Giorno della Memoria che commemora le vittime dell’Olocausto, ai Musei di Palazzo dei Pio a Carpi (MO), s’inaugura la mostra Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato.

 

Aperta fino al 1° maggio, l’esposizione costituisce una testimonianza dell’impegno morale dell’arte nel risvegliare le coscienze di fronte al declino delle democrazie in Europa e alla sconsiderata follia dei campi di sterminio, attraverso una selezione di 71 opere, tra dipinti, sculture e grafiche, proveniente da raccolte pubbliche e private, di autori quali Pablo Picasso, con le incisioni Sogno e menzogna di Franco I e II (1937), Julio Gonzales con il disegno Studio di figura che grida (1941), Corrado Cagli con la serie di disegni Buchenwald (1945), Emilio Vedova con il dipinto Incendio del villaggio (1945).

 

L’iniziativa intende riportare all’attenzione collettiva, in una data fortemente simbolica, la tragica storia della segregazione razziale in Italia, di cui Carpi è stata testimone. A pochi chilometri dal centro cittadino infatti, in località Fossoli, sorgeva il campo di concentramento per ebrei, voluto dalla Repubblica Sociale Italiana, successivamente trasformato in campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti.

 

Curata da Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi, la rassegna segue un iter progettuale legata fortemente al contesto. Partendo da alcune tavole dello studio di architetti BBPR di Milano (Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto N. Rogers), cui si deve la struttura del Museo al Deportato, concepito negli anni sessanta e inaugurato il 14 ottobre 1973, l’esposizione propone i bozzetti originali di Renato Guttuso e Corrado Cagli che, con Alberto Longoni, Picasso e Léger, hanno realizzato alcune delle pareti all’interno delle tredici sale del museo.

Il percorso si arricchisce di opere pittoriche e scultoree di Giacomo Manzù presente con il bassorilievo Cristo con generale del 1947, di Sandro Cherchi con la terracotta Figura del 1948, Franco Garelli con il dipinto L’impiccato del 1944, di Mirko Basaldella con il mosaico Furore del 1944, di Corrado Cagli con l’imponente scultura Figura d’uomo databile al finire degli anni quaranta, di Ernesto Treccani con il dipinto La collina del 1943, di Tono Zancanaro con una china della serie “Peragibba” del 1943, di Ennio Morlotti con l’olio Estate 1946.

Sono queste significative figure che danno vita al primo segmento della mostra il cui spirito “ha inteso muovere le corde – sottolinea Ada Patrizia Fiorillo – facendo leva sulle immagini, anche lì dove le forme, le espressioni degli artisti hanno genesi diverse”.

Un nodo centrale, cui si collega la seconda sezione della mostra, è dedicato al corpus grafico di disegni di Aldo Carpi, di proprietà del museo carpigiano, realizzato in gran parte durante la sua prigionia a Mauthausen e Gusen. Sono pagine di piccolo formato che descrivono una lenta e implacabile discesa nell’inferno, dal quale Carpi riesce a sopravvivere grazie al suo talento artistico. “L’artista dipinge – ricorda Lorenza Roversi – molti quadri per i tedeschi, principalmente paesaggi e ritratti, a cui alterna le immagini di un quotidiano devastante, documentando la vita del lager per lo più a matita su fogli di spartito o su quelli recuperati nell’infermeria: i compagni, l’indicibile sofferenza del muselmann, il prigioniero già in fase di pre-agonia, qualche esterno e anche ‘lampi’ di normalità e speranza”.

Di luce che sembra aprirsi dopo il buio alla speranza, parla del resto l’ultima parte della mostra affidata alle opere dei primi anni sessanta di Carlo Carrà, di Georges Braque, accomunate dal tema della colomba, simbolo di grande forza per la conquista di un mondo libero e pacificato e di Picasso ancora con un bellissimo Volto di donna realizzato al sorgere dello stesso decennio alla Stamperia ‘Il Bisonte’ di Firenze.

 

Catalogo Artestampa, Modena.

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