Dal 17 dicembre 2023 al 7 aprile 2024 il MA*GA di Gallarate ospita una retrospettiva dedicata a Dadamaino (Edoarda Emilia Maino, 1930-2004), una delle maggiori protagoniste dell’avanguardia del secondo Novecento, realizzata in collaborazione con l’Archivio Dadamaino, con il supporto di Galleria Arte Martinelli (Lodi, Miami Beach).
La mostra, curata da Flaminio Gualdoni, ripercorre, attraverso 80 opere, le tappe fondamentali della carriera dell’artista milanese, partendo dall’esordio della sua ricerca sulla pittura monocroma e sulla superficie spaziale della tela, avvenuto alla Galleria Prisma nel 1959, anno in cui Dadamaino abbandona l’informale per adottare quelle formulazioni astratte che caratterizzeranno tutta la sua evoluzione creativa.
La rassegna prende avvio con l’importante ciclo dei Volumi, tele monocrome aperte su grandi perforazioni. È proprio nel 1959 che viene presentato il primo Volume, nella collettiva La donna nell’arte contemporanea alla Galleria Brera a Milano, che da subito rivela l’influenza di Lucio Fontana sul lavoro e sulle riflessioni concettuali ed estetiche di Dadamaino.
La prima sezione della mostra mette in dialogo la serie dei Volumi, realizzata tra il 1958 e il 1960, e quella dei Volumi a moduli sfasati, prodotta nei primissimi anni sessanta, con le opere della collezione del MA*GA di Lucio Fontana, Enrico Castellani e Piero Manzoni, Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Enzo Mari, Getulio Alviani, Alberto Biasi.
Il contrappunto visivo mette in luce l’importanza che ebbe per la ricerca di Dadamaino la frequentazione della compagine avanguardistica che si concentrava a Brera nel passaggio tra gli anni cinquanta e sessanta. Dadamaino espone infatti alla galleria Azimut di Milano dove, oltre ai fondatori Enrico Castellani e Piero Manzoni, incontra i protagonisti di una tranche significativa di quella che può ben considerarsi “la nuova concezione artistica”, come titola il secondo numero della rivista “Azimuth”.
L’affermazione di Dadamaino sulla scena artistica italiana prosegue negli anni sessanta con la collettiva Arte Programmata del 1962 alla Galleria La Cavana di Trieste, che definisce il suo passaggio dalla ricerca spaziale sulla tela intagliata a uno studio sul colore e sul segno come elemento ottico visivo.
Il successo arriva anche a livello internazionale quando, tramite Lucio Fontana, Dadamaino viene invitata a esporre alla mostra Nul allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1962, che metteva insieme grandi esponenti della ricerca visiva come Arman, Enrico Castellani, Piero Dorazio, lo stesso Lucio Fontana, Yayoi Kusama, Heinz Mack, Piero Manzoni, Henk Peeters, Otto Piene, Francesco Lo Savio, Jef Verheyen, Herman de Vries.
L’iniziativa al MA*GA segue lo sviluppo cronologico della ricerca di Dadamaino con il ciclo su cui l’artista si concentra tra il 1963 e il 1965: si tratta degli oggetti e dei disegni ottico cinetici frutto degli incontri con gli artisti del GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel) di François Morellet, con cui partecipa alle rassegne di Nouvelle Tendance. Anche in questo caso, in mostra le opere di Dadamaino dialogano con i protagonisti delle ricerche ottico e visuali presenti nella collezione del Museo MA*GA: Grazia Varisco, Enzo Mari, Davide Boriani, Bruno Munari, Getulio Alviani, Gianni Colombo, Nanda Vigo.
Per l’occasione sarà riproposto al pubblico, dopo il restauro, l’ambiente Spazio elastico di Gianni Colombo del 1967, parte della collezione permanente.
Il percorso espositivo sfocia poi negli anni della maturità della poetica di Dadamaino, ove spicca l’installazione di carte di vario formato dal titolo I fatti della vita, proposta per la prima volta da Galleria Grossetti a Milano nel 1979 e successivamente, nella sua più grande estensione di 461 carte, nella personale alla Biennale di Venezia nel 1980.
La mostra si completa con le tele con lettere dell’Alfabeto della mente, e la gigantesca opera Il movimento delle cose, lunga trenta metri, su cui si svolge la “scrittura” di Dadamaino e che fu presentata in una sala personale alla XLIV Biennale di Venezia del 1990.
Catalogo Nomos Edizioni, a cura di Flaminio Gualdoni con testi di Flaminio Gualdoni ed Emma Zanella.
La mostra è realizzata con il contributo di Regione Lombardia nell’ambito del progetto Italia 2050. Centro di Ricerca per l’arte italiana 1950-2050. Come parte dell’attività istituzionale del MA*GA, la mostra è sostenuta in qualità di main partner da Ricola, SEA Aeroporti di Milano, Missoni, Saporiti Italia; special partner: Banca Generali Private; partner: Lamberti; supporter: Camal – le vie del cotone, Engel & Völkers.
Dadamaino (Edoarda Emilia Maino) nasce a Milano nel 1930. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale la famiglia Maino si trasferisce a La Maddalena, frazione di Somma Lombardo (VA), dove vivevano i nonni materni, per poi tornare a Milano alla fine della guerra. Edoarda frequenterà il Liceo Classico e successivamente la Scuola d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco. La sua formazione avviene tramite la frequentazione dell’avanguardia milanese che ha come punto d’incontro il Bar Giamaica in Brera: è vicina in particolar modo a Piero Manzoni, che frequenta dal 1957 e a Lucio Fontana, che influenza profondamente la sua ricerca. Negli anni Sessanta il suo lavoro conosce una fase di importante internazionalizzazione con forti tangenze con i gruppi di ricerca Nul, Zero, Nouvelle Tendance e GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel). Negli anni Settanta numerose sono le mostre personali e le presenze alle mostre collettive in Musei e spazi istituzionali in Italia e all’estero. Nel 1980 è presente con una sala personale alla XXXIX Biennale d’arte di Venezia a cura di V. Fagone, nel 1990 avrà nuovamente una sala personale alla XLIV Biennale d’arte di Venezia a cura di L. Cherubini, F. Gualdoni, L. Vergine.
Il 13 aprile Dadamaino muore a Milano dopo un periodo di malattia. Le sue ceneri riposano nel piccolo cimitero di La Maddalena, frazione di Somma Lombardo (VA).