Dal 25 maggio al 24 novembre 2024, il Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo, a Venezia, ospita L’Albero della Vita, la grande installazione che Carla Tolomeo ha pensato e realizzato come ulteriore traguardo nel suo percorso d’artista.
L’Albero della Vita si presenta come un’opera di considerevoli dimensioni, realizzata in ferro, legno e tessuto, composta da ottocento pezzi creati personalmente dall’artista e designer italiana. Ogni tassello di questo lavoro vive in autonomia, in armonia però con ogni successiva parte dell’albero.
Ogni foglia è diversa dall’altra; dai rami pendono frutti e sui rami si arrampicano tartarughe, si posano pappagalli, fioriscono fiori tropicali e si nascondono serpenti; tra le radici guizzano i pesci. Tutti gli elementi sono stati realizzati a mano da Carla Tolomeo, adoperando stoffe, passamanerie, sete e cotoni, lampassi e broccati, che appartengono alla grande tradizione dell’artigianato tessile veneziano.
L’origine culturale de L’Albero della Vita trae ispirazione dal Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges, autore che Carla Tolomeo ha conosciuto e frequentato e col quale ha stretto una solida amicizia. Le fantasmagoriche creature che popolano le pagine del libro dello scrittore argentino, dedotte dalle cosmogonie universali, sono la metafora dell’esistenza di ogni essere animale o vegetale che nasce e nel corso della sua vita si rinnova e si trasforma continuamente.
Proprio la trasformazione è uno dei fulcri tematici attorno a cui ruota il lavoro di Carla Tolomeo, che recupera oggetti e, nel pieno rispetto della sostenibilità, li modifica seguendo il suo istinto e la sua fantasia.
“Tutto esiste prima di noi – afferma Carla Tolomeo -, molto difficile è imparare a vedere, a scegliere e infine a trasformare perché il risultato ci assomigli. Forse la trasformazione è l’azione primaria, è invenzione di ciò che esiste, è dare dignità, rovesciare l’ovvietà dei cicli conclusi e promettere l’eternità gloriosa al residuato; ma dobbiamo essere in grado di tras-formare, avendo presente la lezione di chi ci siamo scelti come maestri”.
Il percorso espositivo è arricchito dalle creazioni di Venini in vetro di Murano ricavate dai disegni e dai progetti di Carla Tolomeo.
L’iniziativa, curata da Clara Santini e Chiara Squarcina, è organizzata e promossa da Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con Reve Art, col patrocinio di Fondazione Cavour e Associazione Dino Ferrari. Hanno preso parte alla realizzazione del progetto in qualità di sponsor tecnici Bevilacqua, Fortuny, Antico Cotonificio Veneziano e Pontoglio.
Hanno collaborato gli storici assistenti Richard Gabriel e Joice Sonza Gabriel. Voce narrante dei brani di Jorge Luis Borges, Antonio Fava.
Formitalia ha partecipato alla progettazione. La costruzione della struttura de L’Albero della Vita è affidata a Scenotecnica Spaggiari.
Il cocktail di benvenuto in occasione del vernissage è offerto dalla cantina vinicola Fossa Mala.
Carla Tolomeo. Note biografiche
Carla Tolomeo è nata a Pinerolo in Piemonte e ha vissuto i suoi primi anni tra cavalli e cavalieri; non ha seguito studi artistici regolari e ha corso il rischio di percorrere, per volere paterno, la carriera diplomatica. Ha sposato un grande scrittore ed è riuscita a vivere nel suo cono d’ombra senza rinunciare a una propria autonomia intellettuale.
Vive tra Milano, Buenos Aires e Parigi. È artista di fama internazionale, sue opere nei Musei e nelle collezioni private. Viaggia soltanto per lavoro. A Parigi ha lavorato per Hermès e ha creato delle sculture per l’Hotel le Meurice, a Londra ha esposto alle Leicester’s Gallery, a Mosca una grande mostra al Museo Puskin, a San Pietroburgo una mostra al Museo Sheremetev e in Paraguay ha dipinto un grande affresco in una cattedrale nella foresta.
Ha scritto due romanzi e saggi su Giacomo Casanova di cui è studiosa. Passando con leggerezza dalla resina alle paillettes, al velluto, al bronzo, al marmo, Carla Tolomeo si inerpica in forme sempre più ardite e coraggiose, sempre meno –Sedie -, sempre più –scultura-.
Nuove, diverse, certamente espressione di una originale inusitata maniera, ma senza prendersi troppo sul serio perché, come lei ci ripete, l’importante è “divertirsi e essere divertenti”, in opposizione alla troppa seriosità che opprime tante forme d’arte e design contemporanei.
Museo di Palazzo Mocenigo
Nella pianta di Jacopo de’ Barbari (1500) si ha documentazione dell’edificio che all’epoca si presentava a base pressoché quadrata con cortile al centro. In seguito, il palazzo venne progressivamente ampliato e ristrutturato. Nel 1945 il Palazzo Mocenigo di San Stae, con l’archivio e parte degli arredi, fu donato per disposizione testamentaria al Comune di Venezia da Alvise Nicolò, ultimo discendente della nobile famiglia veneziana, affinché venisse utilizzato “per Galleria d’Arte, a completamento del Museo Correr”. Nel 1985, dopo consistenti interventi di restauro, l’appartamento Mocenigo venne aperto al pubblico come museo, senza peraltro perdere il fascino e l’atmosfera della casa vissuta. Nello stesso anno venne istituito a palazzo Mocenigo il Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume (ora Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo), ospitando le ampie collezioni tessili e di abiti antichi dei Musei Civici – provenienti soprattutto dalle raccolte Correr, Guggenheim, Cini, Grassi – e una biblioteca specializzata, sempre aperta, in cui spicca l’importante raccolta di oltre 13.000 figurini dal ‘700 al ‘900. Moda e costume, con particolare riferimento alla storia della città, caratterizzano dunque da subito la ricerca e l’attività espositiva del museo, nel contesto ambientale del palazzo gentilizio dei Mocenigo.
Venezia, maggio 2024